FRAMMENTI DI UN DISCORSO SUI LUOGHI COMUNI         
CAPOLINEA


Ho terminato quanto mi ero promesso. Ringrazio gli amici che hanno letto i miei post e quelli che hanno ritenuto importante dire qualcosa.
In questo blog ho portato i caratteri a circa 10.000, più del doppio del precedente e spero che non abbiano annoiato troppo chi li ha letti.
Come è mia abitudine le mie parole non vogliono essere la verità e non voglio convincere nessuno. Ciò che mi propongo è invece quello di stimolare e provocare una reazione, non istintiva che chiuda, ma che apra, essendo capace di introdurre nella mia anima nuove suggestioni.
In realtà come era stato per i frammenti di un discorso dell’anima anche per questi “frammenti sui luoghi comuni” sono arrivato al capolinea. Occorre sempre mettere un punto e, anche se la vita è fluida, essa è sempre fatta di tappe: ogni tappa, come le vecchie stazioni carovaniere, serve a riposarsi e a fare il punto. Ogni tappa è un capolinea. Per molti il capolinea è un punto di non ritorno. Per me non lo è, perchè il mio mezzo di trasporto è reticolare e, come si dice oggi, intermodale. In realtà il mio capolinea è un hub per molteplici direzioni da percorrere con molteplici mezzi: posso tornare indietro con lo stesso bus, non c’è nulla di male, ma il mio percorrere si irradia, da un hub all’altro e da questo a un altro ancora.
Tra breve inizierò un nuovo blog: parlerà di come la letteratura ha formato la mia persona e di come possa formare una persona, superando la visione estetica troppo comune.
Mi sono formato per scarti.
Sono un medico mancato, un politico mancato, un geografo mancato, uno storico mancato. Il Caso ha voluto che non potessi insegnare geografia, così fui incaricato di letteratura e storia. Cominciai con i brani e le poesie che c’erano sul libro di testo; ma poichè stavo maturando, per altre vie, la convinzione che il piacere fosse dovere e che il dovere fosse piacere, non mi limitai a quelli. Piano piano mi avvicinai a nuovi frutti che apparivano sparsi negli sparsi rami. Me ne innamorai e così sono andato avanti. Quell’amore ha dato i suoi frutti e io ho assunto sempre nuove forme, nuovi colori, nuovi profumi: come avviene in ogni processo evolutivo, sparivano gli elementi inutili e si rafforzavano quelli più adeguati.
Ciò che mi propongo, con il nuovo blog, non è far amare agli altri i brani che io amo perchè mi hanno formato: vorrei invitare tutti a far proprio il metodo (non dunque i contenuti), per cui dei brani possono essere utili a costruire la persona.
Trovo disdicevole (per la persona in questione) che un docente faccia cantare ai propri alunni The wall dei Pink Floyd (“we don’t need education”); lo stesso per chi esalta brani trasgressivi e vive una vita ordinaria; oppure chi legge Pavese senza abbandonare la retorica partigiana…
Non è un problema di coerenza: l’arte in generale e la letteratura in particolare non sono lì per lasciarci estasiati, emozionati, inorriditi. Ci sono come testimonianza di persone che attraverso le loro opere hanno sviluppato una riflessione sull’esistenza, una riflessione e un’esistenza che non trovano una loro chiusura, come la letteratura ideologica (ad esempio quella comunista) pretendeva.
Non si tratta dunque nè di essere emozionati nè di essere d’accordo. Prendiamo le opere che abbiamo scelto o che il Caso ci ha messo davanti e inondiamo con quelle la nostra anima: cosa emerge da questo incontro diventa la nostra essenza ed è dovere nostro metabolizzarla per costruire la nostra persona.
Parlerò di letteratura perchè è essa che mi ha formato e conformato. Spero che i post che pubblicherò non saranno solo un piacevole ricordo della scuola, ma possano far riflettere i lettori sull’importanza che le parole hanno nella costruzione di noi stessi, tutte le parole e a maggior ragione quelle che rappresentano il patrimonio lasciato dalla storia della nostra civiltà.
L’ indirizzo per poter accedere al nuovo blog è: emiliosisi3.blogspot.com
Spero che l’interesse mostrato per questo blog prosegua.
Arrivederci.

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