FRAMMENTI DI UN DISCORSO SUI LUOGHI COMUNI         
LETTERA [ T ] – TOLLERANZA


Ancora una parola che il politicamente corretto ci offre su un piatto d’argento, visto l’uso che ne fa.
Tolleranza.
Lo stravolgimento del senso delle parole è un’arma con cui si cerca di dare un’immagine della vita, ideologica e di parte, con l’obbiettivo di affermare il proprio potere. Le parole non sono delle bambole cui far fare quello che si vuole e vestirle come ci pare: le parole hanno una loro dignità e una loro storia, molto più complessa e spesso complicata dei virtuosi del politicamente corretto.
La parola “tolleranza” oggi trova la vetrina delle prime pagine soprattutto grazie alla presenza dell’Islam e al fenomeno dell’immigrazione. Ne consegue che chi non si dichiara tollerante è necessariamente un razzista.
In gioco non è, come ormai si sarà capito, essere o non essere tolleranti. Come non lo è stato per le quasi 20 parole analizzate fin qui. Non si è mai trattato di essere per il riarmo o per il disarmo, per i diritti o contro i diritti, per l’immigrazione o contro l’immigrazione, per l’Occidente o contro l’Occidente, per il Medio Evo o contro il Medio Evo: così qui non si tratta di sostenere o combattere la tolleranza, ma di studiare in profondità la parola e la sua storia. Non è corretto impadronirsi di una parola, come tolleranza, darle una pittura di bontà in modo che solo essa occupi lo spazio obbligando alla scelta manichea e falsa tra tolleranza e intolleranza.
Voglio recuperare la storia e la dignità di questa parola perchè con la sua ricchezza ci apra nuovi orizzonti.
Tolleranza è usata con il seguente senso: “Atteggiamento di apertura e rispetto verso idee, principi, opinioni…usanze e comportamenti diversi dai propri…” (Grande dizionario della lingua italiana-Utet). Con questo significato la parola è usata solo a partire dal XIX secolo ed è l’undicesimo significato, mentre i primi dieci vanno in una radicale altra direzione, che vedremo tra poco. Ma anche in questo undicesimo significato l’uso attuale risulta improprio, come gli esempi riportati ci fanno capire. Rosmini, prete e grande filosofo cristiano, dice che tolleranza esprime solo una condotta non una dottrina e include la riprovazione della dottrina oggetto della tolleranza.
Mazzini parla di tolleranza per gli individui, ma richiama alla più severa rigidità in fatto di princìpi.
Il filosofo Croce infine ricorda che tolleranza non significa la rinunzia alla difesa o all’offesa nell’affermazione di ciò in cui crediamo; e che purtroppo dietro tolleranza c’è indifferenza.
Torniamo dunque ai significati principali.
Il primo è “Virtù, capacità di restare fedele ai propri princìpi, alle proprie convinzioni, alla propria fede, di resistere al vizio, alle tentazioni, al peccato”. In questo senso la parola è stata usata fin dalle origini della lingua volgare italiana. Interessante è poi lo specifico significato n.7: “Atteggiamento passivo che, con il non opporsi agli atti o comportamenti che contrastano con un proprio diritto…e un proprio potere, di fatto consente la diffusione e la stabilizzazione di tali comportamenti”.
Riassumiamo. Compreso il significato 11.
1)La tolleranza è apertura mentale verso ciò che è diverso.
2)Tale apertura avviene rimanendo fedeli ai nostri principi, che vanno messi avanti in tutte le forme, difendendosi e attaccando.
3)Se non rispettiamo questi due aspetti fondamentali e decisivi soccombiamo, moriamo, perchè ciò che tolleriamo, e in quanto tale non è nostro, si diffonderà, ci  fagociterà e alla fine ci digerirà rafforzando il proprio organismo.
Direi che le basi per una riflessione non superficiale e non gregaria ci sono tutte.
La violenza che quotidianamente il politicamente corretto esercita nei confronti delle parole è la violenza che viene riservata nella società, trasformando la storia in morale, cercando di affermare principi privi di sostanza e dunque disumani, perchè lontani dall’esperienza umana. Purtroppo la società di massa, accanto alle infinite possibilità che ha creato, ha per il momento liberato una lotta per il potere, che usa un linguaggio semplice e assoluto, qualcosa che richiama alla mente le Tavole di Mosè. Non rimpiango la società elitaria di un tempo perchè credo che la società di massa apra porte e orizzonti al servizio di ogni essere umano: so bene però che queste possibilità si otterranno a caro prezzo e non sono scontate. Sono infine convinto che questo proliferare di slogan, come la parola in questione, avrà vita relativamente breve: ne sono convinto proprio per la forza della realtà che ha una storia che la conforma e di cui le parole sono traccia ineliminabile. 
Perchè l’uso diffuso della parola tolleranza come apertura mentale verso ciò che è diverso (punto 1) esprime violenza e lotta per il potere?
Perchè (punto 3) essa permette il suicidio di massa, la sottomissione a quel diverso che non ha nessuna intenzione di avere un rapporto di reciprocità. Non è un caso che l’apertura della Chiesa cattolica alle altre religioni contrasti con la riflessione più significativa svoltasi al suo interno nei secoli. Come spesso succede quando si antepongono principi morali all’etica del vivere in comunità si preparano ostacoli che sarà sempre più difficile rimuovere: la morale diventa la maschera che nasconde la lotta per il potere. Il Bene diventa Male e il Male si trasforma in Bene. E’ qui che le parole vengono stuprate e asservite per favorire il potere dei più furbi: come diceva Machiavelli ne Il Principe quando ricordava e ripeteva che è bene parlare di fede e pace per accalappiare i più e così garantirsi il potere.
Alcuni esempi.
La società sovietica è nata in nome dell’uguaglianza. Risultato: povertà e disuguaglianza.
Le società dell’Est Europa prima del 1989 si definivano democratiche. Risultato: tirannie.
Il Servizio Sanitario Italiano nasce per garantire diagnosi e cure a tutti gratis. Risultato: si paga e spesso occorre aspettare mesi.
I prezzi politici (es. Equo canone) per favorire i meno ricchi. Risultato: affitti in nero a prezzi stratosferici.
Accogliamo tutti i diseredati. Risultato: morti, condizioni assurde, penetrazione di terroristi.
Vogliamo aria pulita, niente nucleare. Risultato: energia comprata dalle centrali nucleari francesi a un prezzo carissimo.
Potrei continuare.
Ecco che ciò che viene presentato come Positivo si trasforma e diventa Negativo. Parole come uguaglianza, democrazia, solidarietà, tolleranza sono belle parole che rispondono a Principi Morali; sono parole che hanno un profumo positivo ma che non fanno i conti con la realtà e alla fine la realtà si impone e affossa le buone intenzioni. Coloro che le sostenevano un tempo si chiamavano “utili idioti” e tali erano. Oggi purtroppo chi usa quelle parole sa bene che servono solo a raccogliere consensi e dunque si trasformano in potere. Ottenuto il quale, nelle condizioni di democrazia, possono anche uscire di scena senza pagare nulla: in una dittatura sarebbero giustiziati.

Appare strano, molto strano (ma non sto parlando di complotti) che si possa prendere una parola, fino a quel momento usata ben poco e in contesti particolari, e la si imponga senza che quasi nessuno trovi il tempo di soffermarsi, capire, analizzare. Certo questa parola ha trovato terreno fertile in una comunità che preferisce ammantarsi di belle parole, parole che acquietano i sensi di colpa, che ti permettono di fantasticare su un Eden perduto e una Bella età dell’oro, ma poi quando si cerca di trasformarla in realtà ci troviamo di fronte a veri e propri incubi.
Tollerare deriva dal latino (radice di fero/tuli) e significa sopportare. Sopportiamo, anche volentieri, ciò di cui faremmo a meno; ma certamente non andiamo a cercare persone o situazioni che dovremo sopportare. Qualcuno dirà che è meglio sopportare che essere feriti, ma il sub-portare è già un sub-ire ed è dunque la strada per essere feriti. Si assiste poi alla contemporanea affermazione di frasi opposte: da un lato tolleranza e dall’altro “non rinunciare ai tuoi sogni”; da un lato tolleranza e dall’altro “nè rimpianti nè rimorsi”. Come è possibile che le persone che fanno tali affermazioni non si rendano conto dell’assurdità di tale convivenza? Infatti rimangono emissioni sterili di voce: la vita reale ne farà ciò che vuole.
Spiegazione. La complessità del mondo in cui viviamo ha riempito gli individui di parole e concetti in una misura tale che questi occupano uno spazio che invece è cresciuto ben poco e così gli individui si trovano ad aver ingerito (e continuano a ingerire) sostanze che, per il bene dell’organismo, andrebbero selezionate, filtrate, metabolizzate e in gran parte espulse. Ciò non avviene e così ci troviamo di fronte a soggetti che esprimono di tutto a un ritmo crescente, operando modesti confronti, individuando modeste o apocalittiche differenze. E così chi esalta la tolleranza verso gli altri dimentica il rispetto di se stessi come chi esalta la diversità ha bisogno di distinguere tra diversi buoni e diversi cattivi.
Oltre ai riferimenti linguistici di cui sopra che riflettono la nostra storia abbiamo riferimenti passati e recenti che potrebbero aiutarci nel superamento di questo luogo comune.

1)Come si legge nella Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino (1789), "... nessuno deve essere disturbato per le sue opinioni, anche religiose, purché la manifestazione di esse non turbi l'ordine pubblico stabilito dalla legge".

2)Il sindaco musulmano di Rotterdam, Ahmed Aboutaleb, dopo l’attentato a Charlie Hebdo rivolse alla comunità islamica parole significative: “Se proprio non ti piace la libertà, santo cielo, prendi le tue cose e vai via. Se non vuoi stare qui perché qualcuno pubblica su un piccolo giornale una cosa che non ti piace, dovresti ‘andare a farti fottere’. È stupido e incomprensibile. Puoi lasciare i Paesi Bassi se non te li senti casa tua o se non accetti la società che noi vogliamo costruire”.

Commenti

  1. ricordo che la parola tolleranza è diventata di moda negli anni 80 e si riferiva soprattutto all'accettazione delle altre religionie e voleva dire: ti tollero anche se sei nell'errore. Quindi aveva una connotazione negativa. Pian piano si è trasformata: ti tollero perché ambedue abbiamo il diritto di pensare come vogliamo. Il terzo passo è stato: ti tollero perché il tuo pensiero vale come il mio, cioè: dalla tolleranza della persona si è passati alla tolleranza delle idee e poi all'affermazione che tutte le idee si equivalgono.

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