FRAMMENTI DI UN DISCORSO SUI LUOGHI
COMUNI
Un tempo, non molti
decenni fa, si parlava di sessualità e il sesso era riferito al maschile o al
femminile. Era tutto più soft e ingenuo. Oggi le carte si sono mescolate e
sesso riguarda direttamente l’attività che, nelle varie forme che abbiamo
imparato a conoscere, ha come obbiettivo il piacere, l’orgasmo. O comunque va
in quella direzione anche se, nel caso di un certo tantra, esso viene rinviato
sine die.
Anticamente, e qui
parlo dell’era pre-cristiana, il sesso inteso come piacere non si presentava
come un tabu. I Greci, come sappiamo, praticavano l’omosessualità
riconoscendole una dignità ben più che degna: e questo valeva sia per i
filosofi sia per le poetesse. I Romani non erano da meno. Se l’uomo
contemporaneo legge le poesie di Catullo, uno dei poeti più dolci e più amati
fino al 1900, inarcherebbe almeno le ciglia: leggete il Carme XVI oppure l’LXXX
o ancora il XCIII, tanto per avere un’idea.
D’altra parte in
Oriente, soprattutto in India, dove la religione era molto legata alla
materialità dell’essere umano, non ci si nascondeva; come dimostrano le
numerose sculture di Khajurao, dove la sessualità è mostrata in tanti aspetti
da rivaleggiare con i nostri siti porno.
Poi venne il
Cristianesimo, ma non riuscì a interrompere subito quanto sviluppato da secoli.
Papi, Vescovi, clerici amavano fare sesso e questo ce lo ricordano i testimoni
del tempo come Petrarca. La svolta si ebbe con la Controriforma nel XVI secolo
e da lì la cultura occidentale ha dovuto confrontarsi con una morale cattolica
molto chiara. Ciò avvenne perchè la Chiesa aveva dovuto abbandonare la sola
visione ultraterrena, salvatrice dei peccati dell’uomo, e confondersi con le
contingenze e le debolezze terrene. Fu una grande conquista per tutti, perchè
permise di approfondire lo sguardo dentro l’uomo, portando alla luce una
dimensione sempre più profonda e complessa. E’ in questo la grandezza e
l’universalità del movimento barocco, soprattutto nella pittura. L’altra faccia
della medaglia fu però un irrigidimento che si diffuse e permeò la nuova
società borghese che proprio in quegli anni cominciava a fare i primi passi.
Questa nuova
bandiera trovò in campo intellettuale (come sempre la cultura occidentale non è
mai ecumenica) qualche sfidante che proseguì lo scavo dell’essere umano di cui
non volle nascondere nessuno dei più intimi colori. Francesco Redi, il Marchese
de Sade, fino a Charles Bukowski: questi parlavano chiaramente, mentre molti
altri introducevano l’argomento con maggiori sfumature.
Quando ero
adolescente circolavano delle foto che provenivano dall’Inghilterra in formato
mezza-cartolina; foto color ocra, dove al massimo si poteva vedere il seno di
una ragazza che, per l’abbigliamento, faceva un pò ridere. Dal barbiere poi
circolavano calendari con donne procaci e attraenti, ma regolarmente coperte su
e giù. Negli anni Settanta apparvero i primi giornali porno e poi sempre di
più, in numero e varietà, arrivando con Internet alla diffusione di foto e film
per la soddisfazione di uomini, donne, transgender variamente mescolati. Non
c’è dubbio che la pornografia risponda a un’esigenza sessuale, ma è anche
chiaro che essa sia in rapporto ricorsivo con una maggiore libertà sessuale: la
famosa liberazione sessuale o rivoluzione sessuale degli anni ’60 e ’70 del
secolo scorso.
In un mondo
complesso e sempre meno statico occorre una certa flessibilità, non tanto per
un generico stare al passo con i tempi e falso modernismo, quanto perchè la
complessità e il movimento traducono esigenze liberate. Nel fervore
adolescenziale a sostegno della causa delle donne dissi a mio padre che molte
donne non avevano provato neanche un orgasmo (così recitavano i giornali
femministi) e lui mi rispose che non era questo l’importante. Non si trattava
di un punto di vista bieco e maschilista, ma era un punto di vista molto
comune. Un punto di vista distrutto dalla realtà dei decenni successivi.
Oggi ripartiamo da
zero. Le donne possono godere quanto i maschi: non devono subire l’arroganza
del marito-padrone e delle sue pretese, non devono subire l’oltraggio del
“coitus interruptus”, possono gestire la propria sessualità come meglio
credono. Se è vera la statistica che attribuisce il maggior numero di
tradimenti alle donne da 50 anni in su, allora possiamo dire che la gestiscono
al meglio: se facciamo i conti a ritroso nel tempo vediamo che le ventenni di
trenta anni fa sono le figlie della liberazione sessuale femminile. Il maschio,
a torto o a ragione, ha subito la violenza della rivoluzione, ma ha avuto modo
di riequilibrarsi e il rapporto, da un punto di vista sessuale, si è
ricomposto.
Oggi ripartiamo da
zero. Le adolescenti vivono il sesso in modo disinibito, lasciano i ragazzi e
vengono lasciate, hanno in genere rapporti sessuali quando lo decidono loro,
con l’attenzione e la complicità democratiche dei genitori e dei nonni. L’idea
che l’amore fosse la parte più importante dell’esperienza giovanile rimane, ma
non implica naturalmente la verginità al matrimonio. Come sempre, esistono due
estremi da rifuggire, ma non per ragioni morali.
1)Da un lato esiste
ancora chi suggerisce di non avere rapporti sessuali completi se non al momento
del matrimonio, un retaggio cattolico, rispettabilissimo, ma deludente.
Chiunque ha più di 25-30 anni sa bene che il sesso è qualcosa di profondo e non
è semplice operazione tecnica, come stappare una bottiglia di birra o sbucciare
una patata, per quanto su Internet si trovino dettagli dettagliatissimi.
Richiede esperienza, conoscenza del proprio corpo, autostima, curiosità e
fantasia, tutte cose difficilmente definite dalle letture e sicuramente frutto
di esperienze. L’idea di arrivare vergini al matrimonio è sbagliata non tanto
perchè ormai quasi nessuno la persegue, quanto perchè prepara danni successivi,
frutto dell’incontro di diverse esperienze di persone diverse.
2)All’estremo
opposto stanno i radical-chic, i moderni e trasgressivi, quelli che credono
nella lotta contro il sistema, che si illudono che l’orecchino al naso li renda
più giovani e giovanili, quelli che si fanno le canne in compagnia dei figli,
quelli che li portano alle manifestazioni fin dall’età di tre anni, quelli che
li lasciano liberi di andare dove gli pare, tornare quando vogliono, e che non
dicono mai di no in nome di un ridicolo e antiscientifico concetto di libertà. Deresponsabilizzano
i propri figli, deresponsabilizzando se stessi. Oppure: deresponsabilizzano se
stessi deresponsabilizzando i propri figli.
Nel mezzo, in questa
regolare curva gaussiana, sta la maggior parte dei giovani che vivono la
propria esperienza sessuale come ogni altra esperienza di vita: vincolati dal
contesto e dalla famiglia, ma con le aperture del contesto, della famiglia e di
loro stessi. La loro sessualità è senz’altro più adeguata rispetto a quella
della mia adolescenza e della mia prima fase adulta: intanto non hanno grossi
pregiudizi, conoscono quanto occorre conoscere e per questo aumenta la loro
responsabilità. Poichè l’Italia ha un tasso di natalità quasi negativo non c’è
dubbio che la vita sessuale delle persone è molto più consapevole, soprattutto
per quanto riguarda gli adolescenti. Ne parlano, ne discutono, ne fanno, da
soli e in compagnia: accumulano così materiale su cui riflettere. Spesso sono
battezzati, hanno fatto comunione e cresima e seguono il popolo italiano nella
loro partecipazione diretta alla vita religiosa.
L’idea che si debba
essere innamorati per avere rapporti sessuali è un’idea che si è dimostrata
strampalata e ha creato ben più di qualche difficoltà: le pulsioni sessuali
sono quotidiane, mentre l’amore racchiude in sè molte più sfaccettature e non
ci si innamora facilmente. Ciò non vuol dire che io sottovaluti l’importanza
dell’amore, anzi, come ho scritto più volte, anche qui, l’amore è il nodo
centrale per le persone, in quanto è l’aspetto della vita attuale che
maggiormente coinvolge l’individuo e lo responsabilizza. In questo senso
l’amore deve occupare il primo posto, perchè esso racchiude in sè una
molteplicità di aspetti e di connessioni, tra cui anche ciò che riguarda
sessualità, piacere, orgasmi e tutto il resto.
Il rapporto
sessuale risponde a una necessità diciamo fisiologica, ma inserito in un
rapporto di amore assume una valenza diversa. Nel primo caso il piacere si
esaurisce con l’orgasmo, mentre nel secondo caso esso si presenta come fonte di
crescita e arricchimento della persona. Infatti il passato vive in un desiderio
che ha a che fare con la nostra dimensione spirituale, fatta di flussi
sanguigni e ormoni ma allo stesso tempo di pensieri, attenzioni, sereno
sentire. Possono esserci erezioni (sono un maschio) anche se solo si gode della
sorridente e placida presenza, non solo per seni e lingerie. Il presente
dell’orgasmo non si esaurisce in se stesso, ma si proietta in un futuro fatto
di quiete e ansie, di una perfezione non compiuta, di una in-satis-fazione
felice. Se è in questi termini, oltre la volontà di potenza materiale, il sesso
legato alla costruzione di un amore ha potenzialità che altri rapporti non hanno:
l’amore proietta il sesso oltre il presente, mentre il normale rapporto
sessuale si esaurisce ed esaurisce il rapporto in se stesso. Purtroppo anche
molti rapporti sedicenti d’amore vivono il sesso fine a se stesso: non il sesso
dentro l’amore, ma il sesso più l’amore, separati. E così l’amore, quello che
chiamiamo amore, di evidente origine medievale, e ormai entrato in crisi, non
riesce a trovare sbocchi positivi; a meno che non si voglia considerare positiva
la totale sottomissione alla realtà contingente, con tutto il portato di
giustificazioni, di scuse, di rimpianti, rimorsi e adeguamenti linguistici. Ti
amo recitato all’infinito. Ti amo per sempre. Ti amo fin che dura. Non era
amore (anche se allora lo consideravo tale), era solo infatuazione. E’ amore
passionale. No, è amore platonico. E via discorrendo.
Non c’è una
soluzione al pro-blema amore e non esiste neppure un manuale d’uso. E’ uno di
quei casi evidenziati di vero e proprio pro-blema, qualcosa che ci troviamo di
fronte e che dobbiamo affrontare: a cosa e dove ci porterà non lo sappiamo e
dovremo ancora lavorare molto per arrivare a qualche punto fermo.
l'animo
nostro informe, ………
Non
domandarci la formula che mondi possa aprirti,
……..
Codesto
solo oggi possiamo dirti,
ciò
che non siamo, ciò che non vogliamo.
Ciò che non
siamo e ciò che non vogliamo.
Esistono due tipi di morale che, come ogni
approccio morale, hanno la pretesa di assoggettare a sè tutto quanto riguarda
la vita degli uomini, e in questo caso sesso e amore. Non che la morale sia
sbagliata in assoluto; ci furono tempi in cui un principio morale ha aiutato
tutti, ma quei tempi non ci sono più.
Non è
nichilismo nè relativismo, ma quanto evidenziato da più parti già nel 1800: i
lanternoni si sono spenti (Pirandello) e scambiare i nostri lanternini per il
sole capace di illuminare l’umanità è, semplicemente, stupido.
Le due morali sono la morale stessa e l’etica morale.
UNO-La
morale in sè, non solo quella cattolica, pretende di raccogliere dentro la propria
bolla tutti i comportamenti umani e lo fa come da sempre, indicando orizzonti e
giudicando alla luce di questi. Un esempio semplice sono le Tavole di Noè:
principi generali e pedalare.
La società è
cambiata (non importa il giudizio che diamo su di essa) rispetto sia ai tempi
biblici sia ai tempi di Gesù sia ai tempi della Controriforma ed è cambiata nel
senso che si è fatta più complessa e nel senso che in essa l’individuo ha molte
più conoscenze, ha molte più possibilità di scelta e, pur convinto
dell’esistenza di un Paradiso e di un Inferno, vuole stare al meglio in questa
terra. Cosa che non disdegnò il cattolico Manzoni tanto da concludere I
Promessi Sposi con il lieto fine in terra. In questo contesto non si può
pretendere un ritorno a tempi in cui bastavano poche tesi lanciate da un Santo
o Sapiente per illuminare il popolo.
Così anche la morale cessa di essere tale e i suoi
contenuti diventano alimento del dibattito culturale: la realtà concreta impone
la sua presenza. La impone tanto che il parlare del Papa attuale sempre più si
muove su temi concreti: il lavoro, l’emigrazione, i poveri, il Medio Oriente, la
pedofilia, l’aborto, l’accanimento terapeutico, la mafia, la guida stradale,
l’ecologia.
Tutti
argomenti trattati ovviamente alla luce dell’insegnamento cattolico, che dà il
suo importante contributo alla crescita e al dialogo dentro la società. Si tratta di cultura però, non di morale,
benchè si continui a usare questo termine. Confondere gli aspetti non serve a
nessuno: nemmeno alla stessa Chiesa. Infatti il pubblico è sempre più
disorientato e i fedeli che vanno a messa (come ha ricordato recentemente il
Pontefice) diminuiscono regolarmente: in 10 anni da uno su tre si è passati a
uno su quattro. Per non parlare della crisi del sacerdozio.
Chi invece
va forte della propria morale è l’Islam dove quegli elementi di complessità e
individualismo sono molto meno presenti. A parte l’imposizione della sharia
come istituzione pubblica che vanifica la separazione tra religione e politica (punto
di partenza di ogni democrazia), anche l’Islam deve fare i conti con richieste
sempre più concrete e contingenti. Il Corano come fonte primaria della morale
islamica non è più sufficiente. Basta entrare nel sito di un grande ayatollah
irakeno dedicato a rispondere nel dettaglio alle domande “moderne” dei suoi
interlocutori: rapporto anale va bene, rapporto orale anche ma la donna non
deve ingerire il liquido, masturbazione reciproca sì ma non individuale ecc.
La morale
deve rientrare nella cultura e portare il suo contributo al dibattito
culturale.
DUE-L’etica
morale è l’etica che pretende di essere
morale e dunque principio e valore di ogni cosa. La diffusione dell’etica a
scapito della morale è in realtà il frutto di una società più complessa, in cui
non ci si uccide per motivi di principio (a parte gli islamisti), ma si dialoga
e si combatte per l’affermazione di scelte migliori per individuo e società.
L’etica è evidentemente illuminata da una visione culturale, ampia ma non
esaustiva, che rinvia alla Città dell’uomo le scelte; essa ha evidenti
orizzonti verso i quali tende. Ma nè visione nè orizzonti si presentano come
assoluti. Eppure c’è un’etica laica che trasforma degli orientamenti culturali
legittimi in una visione onnicomprensiva e assolutista: questa etica si
trasforma in morale e pretende di imporre il proprio giudizio su ciò che è Bene
e ciò che è Male. Gli esempi storici del Comunismo e del Nazismo si adeguano
alla concretezza dei tempi. Allora si parlava di Storia e di Natura, oggi si
parla di Ambiente, Alimentazione, Animali, Libertà, Diritti. In questo campo il
sesso svolge una parte non secondaria, espressione di una libertà privata dei
suoi limiti storici e assolutizzata e
autoreferenziale. Pedofilia, necrofilia, zoofilia, scomparsa della distinzione
sessuale sono il limite che questi assertori della libertà cercano di varcare
convinti di poter procedere a quegli esperimenti di ingegneria sociale
tristemente noti nella Russia e nella Germania del secolo scorso. Ma non c’è
bisogno di andare così lontano perchè, una volta assolutizzati, libertà e
diritti trascinano con sè ogni forma di comportamento. Il sesso viene così
ridotto a semplice operazione tecnica e privato della ricchezza che ogni
individuo porta dentro se stesso. Viene invertito il rapporto: non è il sesso
contro l’amore, ma è la tecnica del sesso che viene anteposta all’individuo,
alla sua complessità, alla sua ricerca, al processo di costruzione e di senso
che ne caratterizza l’esistenza.
Non sarà una
morale, alta o bassa che sia, a ristabilire un equilibrio dinamico. Solo
cultura e visione spirituale rappresentano il carburante per la costruzione
della propria persona.
Come scrisse
il poeta: “Felicità non pesa e non posa.”
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