FRAMMENTI DI UN DISCORSO DEI LUOGHI COMUNI                
LETTERA [ M ] – MEDIO EVO






I luoghi comuni non sono prerogativa esclusiva della gente comune, anzi spesso hanno le loro radici nelle tesi degli intellettuali. E sono proprio questi quelli più duri a morire. Oggi si parla molto di fake news come se non fossero mai esistite. Al contrario, nell’epoca dei valori assoluti esse pesavano di più e duravano più a lungo. Oggi, che i lanternoni (come dice Pirandello) si sono spenti, si tratta di notizie che fanno presa ma non riescono a stabilire solide radici.
[Per quasi 200 anni il Comunismo era visto come il Sol dell’Avvenir e, di fronte ai drammi storici legati alla sua diffusione, si diceva che la teoria era giusta, ma la pratica no. Ancora oggi si fa fatica a riconoscere gli sbagli nella teoria.
In Paesi come l’Italia si è sempre pensato che il compito dello Stato deve essere enorme, negli investimenti come nell’istruzione, senza capire che più lo Stato è presente e minore è il contributo delle persone allo sviluppo del Paese. E poi ci lamentiamo delle tasse al 45%.
La ricchezza, in termini di proprietà e stipendi più alti, è vista non come il frutto di intraprendenza e impegno, ma come ingiustizia. A metà dell’Ottocento l’anarchico Proudhon dichiara che “La proprietà è un furto”, pensiero su cui Marx non era d’accordo ma che è rimasto nell’inconscio di milioni di persone. Persino la Chiesa Cattolica parla solo di funzione sociale della proprietà privata.]
Uno dei più pericolosi luoghi comuni diffuso a piene mani riguarda il Medio Evo: si tratta di un luogo comune che si giustifica con una visione semplice e superficiale e che ha contribuito enormemente al rifiuto del Cattolicesimo in generale e della Chiesa in particolare. Per fortuna da qualche anno, grazie a un’impostazione storica più complessa, quella visione è stata fortemente criticata.
La dimensione religiosa appartiene all’essere umano.
Vediamo di capirci qualcosa.
Il primo errore dei sostenitori del Medio Evo come secoli bui si può chiamare moralismo. Il Bene contro il Male, il Giusto contro lo Sbagliato. Si tratta di un errore perchè nega alla Storia il suo carattere evolutivo, fissandosi su idee astratte che vengono viste come Verità Assolute. La Storia non è studiata in base ai concreti movimenti, ma approvata o condannata in base alle convinzioni dello storico.
Un secondo errore si chiama anacronismo. Giudicare cioè un periodo storico in base ai valori successivi. Questo aspetto è tornato in auge negli ultimi tempi e fa parte dell’armamentario di quello che siamo soliti chiamare “politicamente corretto”: poichè oggi siamo contrari alla schiavitù allora dobbiamo condannare i popoli che ne facevano uso in tempi lontani (praticamente tutti) e rimuoverne ogni traccia.
Schematizzando abbiamo il Medio Evo, il Rinascimento, l’Illuminismo, il Romanticismo, la Modernità.
Il Rinascimento con i suoi riferimenti all’arte classica, quella greca e romana, chiamò il periodo che lo precedette Età di mezzo (medio), perchè la vedeva solo come un momento di passaggio, prima che il Rinascimento restaurasse i veri valori di un tempo. L’attenzione per l’uomo (Umanesimo) e l’uso di riferimenti pagani non significava però che il Rinascimento fosse contro la Chiesa, tanto che ne fecero parte prelati, vescovi, cardinali e persino Papi. C’era stata un’evoluzione, certamente, quella che i manuali chiamano riscoperta dell’Uomo. Il vero problema è che questa riscoperta è stata presentata in antitesi all’epoca precedente in cui -si dice- “l’uomo era completamente subordinato a Dio”. Chiaramente questa conclusione è volutamente distorta e resa possibile solo da una visione riduttiva. Basta pensare a molte realtà medioevali che resero possibile l’Umanesimo e il Rinascimento.
Ecco un excursus veloce.
San Benedetto fonda un Ordine il cui slogan è Ora et labora (Prega e lavora). La poesia del 1200 esalta l’uomo e l’amore. Dante che glorifica Dio parla di uomini e spesso sembra essere oltre la mente di Dio; non solo ma nel De Monarchia parla di due soli (il Papato per l’anima e l’Impero per il corpo). In Petrarca Laura è una donna in carne ed ossa e lui stesso un uomo dilaniato. Boccaccio racconta storie molto umane e prosastiche, spesso denigrando il clero. Lo stesso avviene nell’arte, dove accanto a figure immaginarie (ad esempio le gargouilles) si guarda l’uomo in modo più realistico (Giotto e altri, ad esempio i fiamminghi) e le stesse costruzioni sono allo stesso tempo celebrazione di Dio e dell’uomo. Le città crescono, la popolazione aumenta, nuove attività e nuovi strumenti produttivi vedono la luce, le fiere e i mercati accompagnano le cerimonie religiose.
Senza questo fervore, queste trasformazioni, questo ribollire di energie e di fantasie tutte proprie dell’uomo, l’Umanesimo e il Rinascimento non sarebbero mai esistiti.
Il colpo grosso al Medioevo fu però dato dall’Illuminismo, dal famoso 1700, il “Secolo dei Lumi”, il secolo della luce e della ragione. Non si è mai visto uno stuolo di intellettuali (termine generico che include anche i politici) così grande nella glorificazione di se stessi. Si esalta l’uomo e la ragione per condannare le superstizioni religiose, si esalta la scienza e la tecnica senza ricordare che sia Cartesio sia Galileo sia Newton erano cristiani e che la possibilità della scienza era fondata nel Dio cristiano (Galileo). L’ Illuminismo combatte una religione per sostituirla con un’altra, più rigida, egualmente assoluta, molto più sanguinaria.  Accanto al culto della Dea Ragione e dell’Essere Supremo si festeggiano la Virtù, la gioventù e la vecchiaia, la riconoscenza ed altri valori scristianizzando la società. Se queste possono sembrare iniziative folcloristiche non lo furono nè  il Terrore giacobino nè le stragi di preti e di ferventi cattolici.
Certo non tutto l’Illuminismo fu così, ma quel sangue trasse le sue giustificazioni nel pensiero della luce e questo avvenne perchè la distruzione dell’autorità e il taglio dei legami col passato porta sempre in quella direzione.
Nei confronti della Storia esistono due estremi: valorizzare la continuità o la rottura. Non esiste però continuità senza rottura e chi si ferma ad uno dei due poli, risultando incapace di adeguarsi al movimento reale delle cose, prepara il baratro.
L’esaltazione che il 1700 fa della ragione, così democratica e così umana, si basa sulla rottura completa con il passato: il Medioevo sono Secoli Bui. Eppure la ragione illuminista, nella sua migliore presentazione, è debitrice per lo meno della ragione aristotelica, mentre si fa finta di non sapere che il riferimento teorico del Medioevo è un certo Tommaso d’Aquino, religioso sì ma razionalista e aristotelico. E dunque, come la storia di oggi mostra chiaramente, per assolutizzare se stessi e il presente occorre distruggere e condannare il passato, in questo caso il Medioevo: non si mettono a confronto le diverse ragioni (quella greca, quella medievale, quella rinascimentale e quella illuminista), ma si strumentalizza l’idea di ragione e l’immagine della luce per colpire la Chiesa. Certo era giunto il momento, nel quadro dell’evoluzione dell’economia di mercato e della liberaldemocrazia, di ridurre i privilegi della Chiesa: ma si preferì il taglio netto e così si buttò via sia il bambino sia l’acqua sporca.
L’Illuminismo fu ben presto sostituito ( in un rapporto anche di continuità come dice Gadamer ) dal Romanticismo, ma ciò che aveva seminato produsse nuove piante che non solo non avevano imparato la lezione, ma anzi ne raccolsero i frutti e continuarono nella semina. Come scrive Furet, l’esperienza comunista è debitrice cosciente a quanto i giacobini avevano teorizzato e messo in pratica: non solo, ma ne svilupparono le forme dando vita a originali pratiche che verranno riprese poi, dentro il movimento comunista (Mao, Pol Pot) e fuori del movimento (gulag e campi di sterminio).
Il Romanticismo aveva contribuito a rivalutare il Medio Evo sia perchè epoca di formazione dei popoli e delle nazioni moderne sia perchè, esaltando l’ansia di infinito e la dimensione spirituale, ben si confaceva con lo spirito cristiano di quel periodo. Per garantire una lettura della storia meno schematica e più complessa, non fu però sufficiente la riflessione romantica, ben più profonda, da un punto di vista filosofico, di quella illuminista. La semplicità e superficialità del ragionamento trovarono espressione nella teoria positivista dei tre stadi di Comte e nella teoria di Marx per cui l’evoluzione storica, iniziata con un Comunismo Primitivo, avrebbe portato al vero Comunismo. Stop.
Il ruolo della scienza era sempre più evidente; il peso della classe operaia che si affacciava massiccia nella geografia d’Europa era sempre più visibile. Così scienza e proletariato riportavano la riflessione sulla terra o, come disse Marx, “l’uomo con i piedi per terra”: di Dio non c’era bisogno e la Chiesa, perso anche il potere temporale, si trovava sulla difensiva.
Oggi si può guardare al Medio Evo con maggiore serenità, perchè il crollo del Comunismo ha permesso di riannodare i fili con la storia: se in Russia dopo 70 anni di Stato Ateo l’anima religiosa del popolo è esplosa, gli studi degli storici hanno potuto approfondire il loro sguardo senza paura di essere criminalizzati, come era avvenuto fino a quel momento. Certo tracce di anticlericalismo sono rimaste qua e là, ma gli studi si sono fatti più seri e hanno portato alla luce aspetti e collegamenti nuovi.
Il Medio Evo rimane per molti ancora un’epoca di orrore e di superstiziose abitudini, ma finalmente ci si può avvicinare con uno sguardo nuovo a quel periodo che ci appartiene come ogni altro periodo storico che ci ha preceduti. Ci saranno i detrattori e coloro che ne rimpiangono la fede, ma ci saranno anche persone che sapranno andare oltre quelle posizioni estreme alternando diverse dosi di continuità e rottura.
Questo la società attuale ci permette e anche se il politicamente corretto cerca in tutte le maniere di affermarsi come pensiero unico e riferimento morale assoluto, esso è solo una parte dell’ampio magma di riflessioni e di scelte che possiamo fare nostre.
Ma i luoghi comuni sono comunque sempre duri a morire.
La dimensione religiosa appartiene all’essere umano, anche a un ateo come me.

 

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