FRAMMENTI DI UN DISCORSO DEI LUOGHI COMUNI                

LETTERA [ B ] -   BAMBINI (e dintorni)



In questa riflessione mi troverò contro molti genitori, soprattutto madri, ma poichè sono un genitore anchio spero di trovare qualche anima buona che riesca a com-prendere o almeno a cercare di com-prendere il senso del mio discorso. Spero dunque che chi vorrà leggere queste pagine si attrezzi di un pregiudizio positivo nei miei confronti.


La bellezza di un bambino piccolo è qualcosa di tautologico come la sua innocenza, tanto che ogni volta che alla televisione passa limmagine pubblicitaria di un neonato ci sono eserciti di persone che si commuovono e le loro labbra si aprono al sorriso. Lo stesso vale per i figli da poco nati dei nostri amici o parenti: guai a dire che non sono proprio il massimo
della bellezza, perchè rischiamo di incorrere in pene pesantissime. Io stesso, che non sono il massimo della diplomazia, mi faccio forza per evitare situazioni di questo tipo.
Daltra parte la bellezza è un fattore soggettivo e la storia, colta e popolare, ci ha tramandato verità consistenti: si parte con il de gustibus non est disputandume si arriva a ogni scarrafone (scarafaggio, blatta) è bello a mamma soja. Dunque ci potremmo fermare qui.
Sullinnocenza invece c’è da discutere un pò di più. Da un lato, dalla strage degli innocenti di Erode alla nostra esperienza quotidiana, ci si rende conto che nessun piccolo può essersi macchiato di qualche colpa. Da un altro lato sappiamo che si nasce col peccato originale e dunque proprio innocenti non siamo e se, per vari motivi, rinunciamo al battesimo, tale condizione ci accompagnerà per tutta la vita.
Viste le loro caratteristiche fisiche parlare dei bambini implica necessariamente parlare dei loro genitori: colpa-innocenza, bambini-genitori. Non è facile tenere insieme più aspetti, ma non c’è altro modo per affrontare argomenti delicati e importanti come questo.
La prima cosa che va detta è che anche il bambino si muove secondo le caratteristiche della volontà di potenza: può sembrare assurdo e certamente è qualcosa di diverso rispetto alle espressioni che della stessa vdp fanno gli adolescenti, gli adulti, gli anziani.
Quando siamo bambini e adolescenti non si riesce a capire quanta energia e dedizione siano necessarie per vivere e poi da genitori ci dimentichiamo della nostra esuberanza e pretendiamo dai nostri figli ordine, regole, tranquillità, riposo. Abbiamo imparato il gioco dello specchio e così chiediamo a loro di darci quello che desideriamo per noi.
Si chiama volontà di potenza.

Prendiamo un esempio comune che i genitori tendono a nascondere o rimuovere: in genere fino ai tre anni i bambini si esprimono di notte con urla prolungate che spaventano.
Si inventano mille cause contingenti, il cibo laffetto la televisione..., evitando di far riferimento a qualcosa di più profondo: la volontà di potenza.
Tutti, e a tutte le età, sono caratterizzati, dominati da una volontà di potere, cioè di creare possibilità: ognuno esprime questa volontà in modo quasi mai cosciente e seguendo le indicazioni che provengono dalle diverse forme del vivere accumulato.
I bambini esprimono questa volontà in modo più immediato, istintivo e ingenuo, in quanto la loro esperienza, materiale e spirituale, risulta minima. Quello che normalmente viene chiamato bizza o capriccio non è altro che questo impatto tra il flusso che la vita incontaminata esprime e lambiente, umano e non, che ci circonda. Al di là dello spazio e del tempo.
Per due anni almeno, lidea di spazio (lontano-vicino, qua-là, stanza-città) e lidea di tempo (ieri-oggi-domani, passato-presente, ora-dopo) non appartengono loro e vengono pronunciate senza capire cosa vogliono dire. Appare dunque chiaro che il volere è il volere immediatamente, tanto immediatamente che basta spostare lo sguardo che loggetto del volere cambia.
Eil trionfo della volontà pura.
Col crescere, lo scontro tra il volere e i limiti dellambiente si fa più forte e comincia a interessare le prime forme di coscienza.
Quando questo scontro si fa più forte, per la quantità di stimoli a cui il bambino è sottoposto, stimoli da vedere in fase di periodo e non di episodi del quotidiano, allora la notte, spazio e tempo della metabolizzazione, esprime nelle forme sopradescritte lacutezza di questo disagio e di questo contrasto.
Esso va diminuendo fino a scomparire, man mano che lesperienza del bambino acquisisce i caratteri dellambiente da cui si fa permeare: la coscienza diventa sempre più protagonista dellesperienza infantile.
Ciò non vuol dire che dopo i tre anni quegli episodi non debbano più verificarsi; magari accompagnati e trasformati da incubi notturni che non dipendono né dal cibo né da cattivi comportamenti: gli incubi, come i sogni più tranquilli e anche quelli più piacevoli, sono momenti importanti di costruzione della vita. Vita e costruzione che non hanno parametri definiti, regole ed ordine, e tanto meno valori.
Dunque non vanno demonizzati né rimossi.

Purtroppo è difficile trovare un buon genitore, non perchè non sia animato da buoni sentimenti e buoni propositi, ma perchè non fa i conti con la propria volontà di potenza. Purtroppo questa è la costante. La famiglia tradizionale, quella che qualcuno chiama normale, è ormai in fase di dissoluzione. E segna un punto di non ritorno non tanto sullistituzione, quanto sul senso del rapporto tra persone.
Ho già affrontato largomento mettendo in evidenza lesigenza di affermazione dellindividuo, qui voglio parlare di casi apparentemente estremi ma che sono invece la punta di un iceberg.
Da un lato abbiamo il cosiddetto femminicidioche ha richiesto leggi speciali e che si concentra sulle violenze, spesso mortali, a danno della fidanzata, moglie, amante, ex: lascio da parte il fatto che esistono casi inversi, ma in generale è la famiglia in fieri o già formata a soffrirne.( Ecurioso che avessi deciso di evitare i casi inversi, quando solo due giorni fa è apparsa la notizia che una donna ha ucciso il compagno).
Da un altro lato abbiamo gli infanticidi o meglio i figlicidi, di cui la cronaca ci rende conto sempre di più: tanto per cambiare il 31 maggio a Settimo Torinese un neonato è stato gettato in strada dalla madre di 34 anni ed è morto in ospedale.

Sembrano casi simili e omogenei, invece sono molto diversi. La differenza tra i due casi sta in ciò: il primo (il femminicidio)è chiaro e rinvia ai soprusi maschili da sempre caratteristica della società, mentre il secondo (il figlicidio) ci lascia sconvolti perchè non riusciamo a darcene una ragione, non riusciamo proprio a spiegarlo. Facciamo ricorso alla categoria della pazzia (che va bene sempre) e in genere metà della popolazione si schiera con la madre che nega o non ricorda.
Volontà di potenza. Sempre volontà di potenza: casi estremi, casi normali, casi positivi.
La volontà di potenza di un genitore è di gran lunga maggiore della volontà di potenza di un bambino.
Si dirà: ma parlare di volontà di potenza o di pazzia è in fondo la stessa cosa.
No. La pazzia presuppone una normalità idealizzata, un cancro chissà da dove emerso, su cui nè le istituzioni nè gli individui possono farci nulla. Il famoso discorso dei vicini:  “Era una persona tanto per bene!”.
La volontà di potenza invece non idealizza niente e obbliga a fare i conti con noi stessi, individui e società. Mentre la pazzia non ci appartiene, noi siamo la nostra volontà di potenza, che dobbiamo imparare a riconoscere e a gestire. Proprio per questo, anche senza arrivare a quella che io chiamo “volontà di potenza spirituale”, si può lavorare su ciò che siamo, considerandoci per quel che siamo, senza aspettare che il vulcano erompa drammaticamente.
Ricordiamoci che la volontà di potenza è un iceberg, di cui vediamo solo la punta e neanche così in genere riusciamo a riconoscerla
Poichè ogni individuo si caratterizza per la sua volontà di potenza, anche le relazioni di qualsiasi tipo vivono e si esprimono attraverso la volontà di potenza; tutte le relazioni comprese quelle nelle quali si parla di amore, affetto, generosità, solidarietà. Non è un male, ma qualcosa con cui fare quotidianamente i conti. Solo riconoscendola e accettandola in noi sarà possibile riconoscerla e accettarla negli altri. Essa comporta dignità e non ipocrisia, memoria e non rimozione, amor proprio e non vittimismo, luce e non ombre, orizzonti aperti e non stanze chiuse.
Dignità, memoria, amor proprio, luce, orizzonti aperti.

APPENDICE 1
Quella bambina bellissima era figlia di lui e di lei, ma non c’era dubbio che sia lui sia lei fossero figli di quella bambina bellissima. Li aveva presi per mano, obbligati a pensare, invitati a guardare più in là ; aveva allargato i loro orizzonti, coltivato con cura le loro radici, sorriso alla luce che ne avrebbe accolto le membra.
La bambina che stava per nascere era già nata : l’avevano presa sul serio fin da subito e avrebbero continuato anche dopo. Le avrebbero comprato le scarpine rosse, il pigiama con la tartaruga e il vestitino con l’aeroplano ; le sarebbero stati vicini anche quando necessariamente si sarebbe allontanata ; l’avrebbero accompagnata all’asilo, a scuola, in viaggio.
Le avrebbero dato parole con cui cullarsi e con cui nutrirsi, ma intanto era lei che aveva nutrito il pensiero e prodotto parole che loro avevano raccolto al di là del velo insistente.
La bambina che stava per nascere era già nata e occupava un nodo vicino della rete complessa.
Erano pronti ad ascoltare la voce di quella bambina che poi sarebbe diventata una donna ; erano pronti a sforzare il pensiero per leggere quanto di decisivo si celava dietro le sue parole ; erano pronti ad accogliere dentro di sè tutti gli stimoli e i flussi che da lei sarebbero partiti. La loro figlia sarebbe stata il punto di vista privilegiato sul mondo e dunque su loro stessi : li avrebbe aiutati a pensare, a inventare percorsi, a scegliere strade, a trovare parole.
Non pensavano a lei come spesso si fa : qualcuno che realizzasse i sogni dei genitori.
Essa sarebbe stata come l’amore, come l’incontro di anime : qualcosa che si è creato, curato, allevato e che vogliamo continuare a creare, curare, nutrire. Le attenzioni, i pensieri, le infinite parole che avevano dato spessore al loro rapporto sarebbero state le attenzioni i pensieri le infinite parole che a lei avrebbero rivolto. Sapendo che poi il Caso e noi stessi diamo vita a relazioni che possono non essere quelle volute : ma intanto avremmo fatto tutto il possibile perchè l’intreccio non solo non si spezzi ma sappia arricchire ogni individuo presente mentre rende intensa la relazione.
La scelta si sarebbe fatta destino. La decisione avrebbe sposato il Caso. Il dovere sarebbe stato piacere. Nell’insieme della rete. Lei sarebbe stata i loro vincoli e le loro possibilità. Loro sarebbero stati i suoi vincoli e le sue possibilità. Quella parte della rete che li vedeva incarnare tre nodi vicini avrebbe garantito lo spessore di ogni nodo e l’intensificarsi dei flussi reciproci.
La volontà di potenza, anche della loro figlia, sarebbe stata la loro garanzia.
Tre parole importanti le avrebbero portato in dono, anzi già le stavano portando in dono : felicità-libertà-responsabilità. Non erano parole magiche, ma l’avrebbero aiutata a crescere mentre avrebbero continuato ad accompagnare i suoi passi. Le avrebbero presentato il Caso sperando che diventassero amici ; le avrebbero presentato Mizushima sperando che il suono della sua arpa ne cullasse il cammino ; le avrebbero presentato Ganesh sperando che giocassero insieme.

APPENDICE 2
Beatrice sorride, diverte e si diverte.
Beatrice piange, si arrabbia, è pensierosa.
Piange e si arrabbia, perché qualche elemento impedisce la manifestazione della sua volontà di potenza. E´pensierosa perché il suo mondo, prima di essere fuori, é  dentro di lei: in quel mondo entrano parole che provengono da molteplici fonti e che hanno diversa intensità, in quel mondo entrano carezze e rimproveri, paure e i primi ricordi. Il tempo ha cominciato a formarsi e ad animare quel mondo: dal presente immediato esso ha cominciato a strutturarsi in blocchi come ieri e domani, blocchi dallo spessore variabile.
E´pensierosa perché il tempo, la volontà di potenza e il fluire dello spazio depositano scorie che si condensano in parole, che non possono non condensarsi in parole. Per affermare la propria volontà di potenza deve dialogare, incontrarsi, scontrarsi, confrontarsi con le volontà di potenza altrui e che sempre piú hanno per oggetto la parola. Il dialogo-incontro-scontro-confronto soprattutto con gli altri bambini parla la concretezza del corpo, nelle lacrime e nel sorriso; ma il condensarsi di parole occupa quello spazio intermedio che la rende pensierosa. E´questo spazio che lei forma e che forma lei, uno spazio in cui le parole cominciano a costruire la vita, ad elaborare differenze, contrasti, scoperte, a formare la sua persona, diciamo pure la sua anima.
Non é una persona speciale: é ciò che succede a tutti i bambini.
E´però una persona speciale: ne accompagnerò la crescita e accoglierò i suoi pensieri non come malinconica attitudine (carattere?), ma come passaggio decisivo e amalgama indispensabile alla sua costruzione. Non voglio che sia spensierata, ma che accompagni la crescita e l´organizzazione dei suoi pensieri come crescita della propria persona.
Amo Beatrice che sorride, diverte e si diverte.
Amo Beatrice che piange, che si arrabbia.
Ma soprattutto amo Beatrice pensierosa.
“Tramonto, sei bello e colorato. Io sono il tuo migliore amico.” (9.1.2008)
“Sabbia...abbiamo giocato tanto con te.”(10.1.2008)
“La pioggia esce dalla nuvola, tranquilla.” (13.1.2008)
“Vestita così sono una bella notizia” (gennaio 2008).
“Mi piace pensare le cose che mi piacciono” (10.2.2008)
A me piace pensare che tutto questo sia un buon inizio.


Riflessione finale pseudo-filosofica



Che ci faccia piacere o che ci sentiamo orfani, non c’è dubbio che lepoca in cui viviamo ormai da quasi due secoli sia caratterizzata dalla morte dei valori, di quei valori assoluti che avevano tenuto insieme le diverse società, nei diversi angoli del mondo, da millenni. Si trattasse di Dio, della Patria o della Famiglia non c’è dubbio che questi Enti, superiori rispetto allindividuo, fossero la garanzia di un tessuto connettivo fatto certo di violenze soprusi e povertà ma un tessuto in cui tutti si riconoscevano.
Come scrive Pirandello, questi Lanternoni hanno lasciato il posto a tanti, numerosi lanternini e mentre i primi avevano una portata di luce ad ampio raggio, i secondi -ahimé!- illuminano ben poco intorno a loro.
Loscuramento ( o anche semplice scolorimento) di quei valori che incarnavano il generale ha liberato il particolare, un particolare che vuol dire la miriade di particolari e la realtà si è automaticamente frantumata. Lirrompere nella scena del particolare ha comportato laffermazione dei particolari umani e dei particolari che compongono il mondo. I primi sono gli individui. I secondi sono cose, situazioni, legami, eventi più svariati.
Senza più una convinta visione complessiva anche a livello filosofico si è sviluppata la corrente del pragmatismo, si è valorizzato il senso comune e con esso il cosiddetto pensiero debole, unondata di relativismo culturale in tutti i campi. Se non c’è lassoluto, c’è il relativo, ma il relativo per essere tale deve presentarsi come una infinità di relativi. Su queste basi tutti possono dire di tutto e pretendere di ottenere una medaglia o una stella. Anche cinque.
Se la confusione dei filosofi e degli studiosi è più grande degli astri del firmamento, è chiaro che anche le spiegazioni diventano infinite e tutte riconducibili alla concretezza degli eventi. Irrompe nello scenario umano il giustificazionismo e il complottismo; e la ricerca di una verità (N.B. una verità non la verità) diventa quanto meno di fondato si possa trovare.
I coniugi di Ferrara discutevano spesso: ecco la causa. No, lui era stato denunciato per guida in stato di ebbrezza: ecco la causa. No, lei è stata trovata positiva allalcol-test. Un caso di violenza intrafamiliare: ha detto il Colonnello.
Lo squartatore di Boston disse: ho voluto farlo. Invece psicologi e giornalisti: ha avuto uninfanzia infelice, ha subito violenze, ha perso la madre da piccolo, non trovava lavoro ecc.
Insomma si considerano spiegazioni quelle che invece sono solo aneddoti in qualche modo legati al fatto ed è ovvio che in questo modo si può dire tutto e il contrario di tutto e crederci. Come ho scritto da qualche parte, che 4 sia la somma di 2 + 2 non è la spiegazione di nulla: nel 4 c’è già il 2+2. Ci si dimentica, o non si sa, che per poter spiegare qualcosa dobbiamo avere unidea di livello superiore che la includa: come la geometria euclidea o quelle non euclidee.
In merito a quanto scritto sopra, bambino genitori e famiglia, basta leggere i giornali, le riviste o vedere i numerosi programmi televisivi per renderci conto che chi parla brancola nel buio. In genere si prende un episodio trapelato e lo si cavalca (il padre aveva unamante), ma poichè i fatti, proprio per il loro carattere minimo e concreto, hanno tutti lo stesso valore ecco che emerge unaltra voce che evidenzia un altro evento filtrato (in famiglia o dai vicini): tracce di epilessia nella famiglia di lei. E così via. Questo succede anche nelle sedute dallo psicanalista, sedute sempre più numerose, che sempre più spesso coinvolgono i bambini e che portano poco lontano, facendo rimpiangere il prete confessore di una volta.
Purtroppo per questa strada non si va da nessuna parte e il tentativo di recuperare i Grandi Valori del tempo che fu ci porta a scontrarci comunque con la realtà di oggi. E così torniamo al punto di partenza.
Eda questo quadro che si rende sempre più necessario un percorso nel quale ognuno faccia i conti con se stesso e la propria volontà di potenza: un buon metodo per iniziare è quello di darsi una prospettiva narrativa in un quadro sempre più reticolare e complesso.

Commenti

Post popolari in questo blog